La Bottega
Quando ero bambino abitavo vicino alla bottega di un calzolaio.
Era un locale piccolo e con poca luce, ma mi affascinava.
Nel pomeriggio, una volta terminati i compiti, se non mi incontravo con i miei compagni di gioco, mi recavo nella bottega.
Lui, il ciabattino, si chiamava Mario e stava seduto su uno sgabello di legno con la seduta imbottita di pelle. Lavorava ricurvo usando i suoi attrezzi che erano tutti riposti "disordinatamente in ordine" su piccoli scaffali dietro di lui. Solamente Mario sapeva trovarli.
Una luce fioca, di una lampada sopra di lui, si concentrava su quella sezione di superficie che racchiudeva tutta la sua manualità.
Le mani, ruvide e callose, prendevano le scarpe, piegavano la materia, usavano gli attrezzi con la cura e la maestria che solo un bravo ed esperto artigiano sa esprimere.
E poi doveva riparare le scarpe rotte: piantare piccoli chiodi chiamate “bollette”, “masticiare” ovverosia spargere mastice sulla suola, coprire un graffio con i colori, riattaccare un tacco oppure una fibbia, risuolare un fondo.
E tutte queste operazioni gli riuscivano con facilità, anzi con grazia e naturalezza.
Raramente alzava lo sguardo e quando qualcuno entrava nella bottega, lo riconosceva osservandolo dalle ginocchia in giù.
Parlava volentieri con tutti, ma lo faceva usando solo una metà della bocca; l’altra metà gli serviva per tenere le “bollette” sempre a portata di mano, anzi di bocca.
Il Profumo
In un ambiente così angusto, con così poca luce, pieno zeppo di attrezzi da lavoro e di scarpe da riparare o già riparate, trovavo un elemento che mi affascinava: era la magia dell’odore.
Per me bambino era una sorta di profumo: un profumo che assaporavo solamente in quel piccolo ambiente. Un profumo fatto di tanti odori differenti. Il cuoio delle suole aveva un profumo tutto suo, così come i pellami delle scarpe, il mastice, ma anche gli attrezzi di legno e metallo emanavano il loro profumo. Ed allora in questa miscela di odori trovavo quel locale, piccolo e buio, per certi aspetti affascinante. Mi attirava e mi attraeva.
È possibile “ricordarsi un odore”, uno stimolo olfattivo?
Sì, ancora oggi, dopo tantissimi anni, mi sembra di ricordarlo; impresso nella mia memoria sensoriale.
Ed oggi, quando osservo le persone lavorare su un prodotto UPGRAPE rivedo Mario, il mio amico ciabattino. Si perché queste persone, che però non lavorano in un ambiente piccolo e senza luce, usano le mani con la stessa grazia e naturalezza.
È vero, non percepisco quello stesso profumo, quella stessa mescolanza di odori, ma ritrovo il garbo e la naturalezza delle mani. È come se Mario avesse tramandato il proprio “sapere manuale”.
Oggi il profumo che percepisco è il profumo di nuove emozioni.
Il profumo che emana il nostro prodotto, che sia un portafoglio o un porta documenti, non è il semplice profumo della materia ma il profumo della maestria, del lavoro sostenibile, di un bene che trova la sua dimensione nel lusso della naturalezza.
UPGRAPE è anche questo: farsi coinvolgere dal profumo di una emozione.
#leadthechoice
ph: ©Monia Marchionni ig: @monia_marchionni